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Approvato dal Consiglio dei Ministri
Gli eco–reati entrano nel Codice penale
Duro inasprimento delle pene. Ora si attende che passi in tempi brevi in Parlamento
Una storica vittoria per gli ecologisti e per quanti chiedono da anni un segnale forte contro i reati ambientali e le ecomafie. Oggi, infatti, il Consiglio dei Ministri, ha approvato il disegno di legge che introduce tali crimini nel codice penale.
Il testo, che passerà in tempi brevi al Parlamento per l'approvazione, è costituito da 5 articoli ed è il frutto di un lungo lavoro dei dicasteri di Ambiente e Giustizia. Secondo stime ufficiali, nell'anno 2006 sono stati commessi tre reati ambientali ogni ora.
Le forze dell'ordine hanno accertato 23.668 infrazioni e le quattro regioni maggiormente colpite da questa piaga risultano essere la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Campania.
Nel nuovo documento, il cui titolo è «Disposizioni concernenti i delitti contro l'ambiente. Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della relativa disciplina», sono previste multe salate e carcere per chiunque danneggi il patrimonio ambientale.
Il ventaglio di reati è purtroppo molto ampio, a dimostrazione del fatto che gli appetiti criminali sono insaziabili: dall'abusivismo edilizio alle cave illegali, dagli incendi boschivi alla pesca illegale dei datteri di mare, dai traffici illeciti di rifiuti agli scarichi fuorilegge. E l'elenco sarebbe ancora lungo.
Le pene più severe contemplate dal disegno di legge riguardano il «Traffico di materiale radioattivo o nucleare» e prevedono la detenzione da 2 a 6 anni e sanzioni pecuniarie da 50.000 a 250.000 euro per chi illegittimamente cede, acquista, trasferisce, importa ed esporta tali pericolose sorgenti.
Qualora, nello svolgimento dell'attività criminosa, si immettessero nell'ambiente sostanze o energie in grado di compromettere in modo durevole e rilevante le condizioni di fauna e flora (art. 452-bis) si rischia una reclusione fino a 5 anni e una multa di 30.000 euro.
Un ruolo significativo è giocato dalla cosiddetta «circostanza aggravante»: il danno ambientale in «aree naturali e protette o beni sottoposti a vincolo paesaggistico, ambientale, storico artistico, architettonico o archeologico» comporta un aumento di pena di oltre un terzo.
Ma non solo. L'art. 452-septes prevede la reclusione fino a 5 anni e una multa sino a 30.000 euro per chi cede, acquista, riceve, trasporta o smercia rifiuti illegittimamente.
Una novità interessante che farà discutere, soprattutto alla luce dell'emergenza in cui molti Comuni italiani si trovano attualmente.
«Spero che in tempi brevi – è stato il commento del ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio – potremo avere la normativa in vigore.
Ma oggi siamo soddisfatti». Perplesso, invece, l'ex ministro Altero Matteoli: «Auspico che l'introduzione degli eco-reati nel codice penale non sia solo un pannicello caldo per mettere in pace le coscienze e tranquillizzare il Paese, mentre i problemi restano irrisolti».
Tuttavia aggiunge: «Sono a favore del disegno di legge, nelle parti in cui si afferma che il ravvedimento operoso e il ripristino ed eliminazione del danno sono cause di non punibilità».
In attesa che sia il Parlamento a pronunciarsi, si rincorrono le agenzie e fioccano le dichiarazioni da parte di
Legambiente, Lipu, Wwf, Enpa; le forze politiche prendono posizione e, come spesso accade quando la materia è importante e legata all'attualità, non mancano le strumentalizzazioni e le polemiche.
Da condividere, pertanto, l'invito del deputato azzurro Paolo Russo: «La tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini costituiscono una priorità per tutti, al di là delle appartenenze politiche e ideologiche».
(Giuliana Bevilacqua)
(24 Aprile 2007)
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