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Forum › PESCA ALL’INGLESE & BOLOGNESE › Pesca con la bolognese dall’A alla Z
io sto pescando cn la figura n°3 e devo dire che mi diverto ogni qual volta vado!!!!l'unica differenza è che uso un galleggiante da 1 g affusolato e cn 3 micropiombini spaccati di misura minima se nn sbaglio o,o2!!!mi trovo meglio fa si ke l'esca fluttui di piu e sia in grado di essere vista numero 1
Tranquillo, Baghe, ho preso l'impegno di portare a termine la descrizione di quelle che sono le mie esperienze sulla la pesca con la bolognese e manterrò fede all'impegno. Devi solo avere un pò di pazienza perché ho sottomano anche altri lavori e quindi questo topic va a rilento, ma ti assicuro che non lo abbandono e non ti abbandono numero 1
Quello che mi stupisce è che al forum sono iscritti anche tanti altri utenti che hanno una lunga esperienza sulla pesca con la bolognese e che ancora non si sono fatti sentire…Bah, pazienza.
Comunque ti ribadisco il suggerimento di trovarti qualche compagno di pesca o qualche spot nella tua zona frequentato da 'bolognari', perché valgono di più una o due lezioni dal vivo che cento libri sull'argomento.
Tu intanto non preoccuparti di continuare a fare domande su qualsiasi cosa non ti sia chiara, perché non mi dai alcun fastidio, te l'assicuro.
grazie per il tuo contributo questo arricchisce il mio sapere ma se usi solo galleggianti da 1g, non hai corrente e quasi acqua ferma oppure mi sbaglio? ma provero tutto
no anche quando c'è corrente…e se ti porta vicino gli scogli ancora meglio…l'unica accortezza che dovresti avere è nn far sostare troppo la lenza in un punto perchè si sà…ti incaglieresti >calabria>
Calamenti per la canna bolognese
A prescindere dal galleggiante usato (fisso o scorrevole), possiamo distinguere due tipi fondamentali di calamento in base alla zavorra usata:
• calamento zavorrato con pallini di piombo spaccati
• calamento zavorrato con una torpilla
La zavorra va sempre messa sulla lenza madre, mai sul bracciolo, che deve poter compiere liberamente il suo compito fondamentale che è quello di fluttuare tra le correnti. Pertanto mai mettere neanche un pallino sul bracciolo: se le correnti sono molto forti, adotteremo un altro accorgimento per fare in modo che ‘lavori’ sempre al meglio.
La preparazione di un calamento è sempre meglio farla in casa, riservandoci di farla sul luogo di pesca solo in casi di emergenza: la presenza di vento, pioggia, buio (se peschiamo in notturna) e della concitazione dovuta all’azione di pesca non sono elementi che favoriscono un allestimento della canna in piena tranquillità. La canna pertanto viaggia già allestita in tutto e per tutto anche per merito dell’utilissimo accessorio avvolgi lenza (la ‘scaletta’).
Se si utilizza un galleggiante scorrevole, saranno indispensabili altri due accessori, e precisamente un rotolino di filo per ricamare per preparare i così detti ‘nodini di fermo’ o ‘nodini di stop’ e due micro perline da bigiotteria dal foro strettissimo. Servono inoltre un rotolino di tubicino in silicone molto stretto ed una micro girella del N. 18 (oppure N.20, N.22 o N.24). Mettiamo quindi sul nostro tavolo di lavoro tutti questi accessori, a cui aggiungiamo il rocchetto di filo per il bracciolo, la bustina degli ami, un paio di forbicine, una confezione di pallini spaccati, una confezione di torpille e siamo pronti a preparare il nostro calamento:
Calamento con galleggiante fisso e pallini spaccati
Preleviamo dalla nostra scatola dei galleggianti fissi un galleggiante a goccia da 2 gr e lo posizioniamo sul tavolo. Quindi montiamo sulla canna (che terremo chiusa) il mulinello già imbobinato e aiutandoci con l’apposito accessorio passafilo (auto costruito con un vecchio vettino e un pezzo di filo di rame) facciamo passare il filo della bobina dentro tutti gli anelli
Infiliamo il galleggiante nella lenza madre, facciamolo risalire per 2 metri e ritagliamo tre spezzoncini dal tubetto di silicone con cui fermare il galleggiante sul filo
Adesso leghiamo alla fine del filo la micro girella e posizioniamo i pallini spaccati (per un totale di 2 gr) lungo un tratto di lenza madre di 100 – 150 cm, ponendo il pallino più piccolo vicino alla micro girella, il pallino più grosso a 100 – 150 cm di distanza, e tra l’uno e l’altro tutti gli altri pallini con grossezza decrescente partendo dal pallino più grosso.
Leghiamo ora l’amo al bracciolo (lungo da 150 a 200 cm), avvolgiamo bracciolo e lenza madre (galleggiante compreso) nella scaletta avvolgi lenza e blocchiamo l’avvolgi lenza sul pedone della canna mediante uno o due elastici: la canna è pronta per essere infilata nella sacca porta canne. Una volta nello spot, non ci resta che aprire la canna e misurare il fondale: sposteremo il galleggiante, facendolo scorre sulla lenza madre, in base al fondale trovato (vedi più avanti)
Da sapere sui piombini spaccati
L’argomento sui piombini merita un trattamento molto approfondito, in quanto da essi dipende non solo la perfetta taratura del galleggiante ma l’integrità stessa della lenza.
Quelli che dobbiamo utilizzare sono i piombini calibrati: la particolarità di questi piombini risiede in un taglio perfettamente centrale e nella consistenza del piombo detta consistenza media, cioè non sono né troppo duri ne troppo morbidi. Ciò viene garantito da una piccolissima percentuale di antimonio, che rende la struttura del piombo dura al punto giusto, oltre che a funzionare da anti ossidante (rallenta cioè la formazione di quella patina biancastra che dopo un po’ di tempo si forma sul piombo a causa dell’umidità). La salinità dell’acqua aumenta l’ossidazione dei piombini, che è anche la prima causa del loro sfaldamento: questi piombini deteriorati vanno subito sostituiti usando l’apposita pinza levapiombo creata dall’onnipresente Stonfo:
Ma il vantaggio maggiore dato dai piombini calibrati è il loro perfetto taglio centrale (taglio calibrato, da cui il nome) privo di qualsiasi sbavatura e che consente il loro esatto posizionamento sulla lenza senza che intacchino il filo, uno dei peggiori nemici occulti del nylon. E’ stato calcolato che un piombino tagliato bene ed applicato in modo corretto riduce la tenacità del nylon del 5%, contro il 50% di un piombino tagliato male ed applicato peggio. Inoltre i piombini calibrati sono perfettamente sferici. I migliori produttori di piombini calibrati sono (manco a dirlo!) gli inglesi.
La grandezza dei pallini è contraddistinta da un numero, ciascuno dei quali corrisponde ad una determinata grammatura del pallino. Sotto è riportata una tabella di comparazione della numerazione standard e di quella inglese: mentre la numerazione standard è approssimativa (in quanto dipende dalla casa produttrice), la numerazione inglese è specifica ed ogni numero corrisponde ad una grammatura ben precisa a prescindere dal produttore (notare come i numeri, per certe grammature, sono sostituiti dalle lettere dell’alfabeto):
Molti produttori indicano comunque nelle confezioni l’esatta corrispondenza tra numeri e grammature dei propri pallini.
I piombini calibrati consentono inoltre la loro perfetta centratura sulla lenza, che non è solo una questione estetica, in quanto nei fili più sottili consente alla lenza di distendersi in modo più uniforme sia in fase di pesca che di lancio, limitando i grovigli dovuti proprio al lancio. Per centrare perfettamente un piombino sulla lenza è però indispensabile abbinare il più possibile la grandezza dei pallini al diametro del nylon. Quella sotto è una tabella che indica il rapporto tra la numerazione di un pallino calibrato ed il diametro del nylon a cui andrebbe applicato, per ottenere la centratura del piombino:
Ovviamente ognuno potrà ricavarsi l’esatto abbinamento facendo le dovute proporzioni in base alle indicazioni della tabella.
Infine un suggerimento da non sottovalutare: a volte è più conveniente asportare un pallino mal posizionato e metterne uno nuovo, anziché farlo scorrere lungo il nylon. Per chi non vuole perdere tempo, ricordarsi di inumidire sempre il nylon prima di far scorrere i pallini e, soprattutto, non farli scorrere a gruppi ma singolarmente.
Calamento con galleggiante fisso e torpilla
La preparazione di questo calamento è identica a quella precedente, solo che i pallini spaccati vengono sostituiti da una torpilla classica o compatta (short diamond drop)
Siccome la torpilla è scorrevole, andrà a battere sul nodo tra lenza madre e micro girella. Per evitare l’usura del nodo, mettere tra torpilla e la girella uno spezzoncino di silicone per fungere da salvanodo. Per tutto il resto, seguire esattamente quanto già visto con i pallini spaccati.
Calamento con galleggiante scorrevole e pallini spaccati
Dopo aver passato la lenza madre tra tutti gli anelli come visto in precedenza, farne fuoriuscire circa 2 metri. Alla fine dei 2 metri facciamo un nodino di stop usando il filo da ricamo
Perché usare il nodino di stop anziché il semino di caucciù
Indubbiamente i semini di caucciù sono di una comodità estrema, però c'è una situazione in cui il loro utilizzo come mezzo di stop per i galleggianti scorrevoli non è consigliato.
Se stiamo pescando su un fondale la cui profondità è uguale o superiore alla lunghezza della canna e se il nostro amo pesca in prossimità del fondo, è sufficiente anche il peso di un pesce sui 500 grammi per vanificare anche ore di tentativi che abbiamo faticato per trovare il fondo giusto.
Facciamo un esempio pratico. La nostra bolognese è di 6 mt, armata con un galleggiante scorrevole perché la profondità del nostro spot è di 7 metri, e quindi dobbiamo prevedere che il pesce possa mangiare in prossimità del fondo, cosa che ci verrebbe impedita dal galleggiante fisso. E guarda caso, proprio quel giorno mangia tutto a fondo, e lo scopriamo dopo aver fatto vari tentativi spostando su è giù il nostro semino di caucciù per aumentare o diminuire il fondale. Agganciamo una spigola da 1 kg, ci affrettiamo a slamarla, rieschiamo e tutti felici caliamo nuovamente la lenza. Passa un quarto d'ora, passa mezzora, e non vediamo più neanche una toccata. Allora ci diciamo che la spigola ha cambiato l'altezza in cui mangia, magari si è spostata più in alto. Recuperiamo la lenza per abbassare il semino e quindi diminuire il fondo di 50 cm e facendo questa operazione ci accorgiamo che… abbiamo si e no due metri di fondo! Ma come è possibile, ci chiediamo, se con la sonda avevamo misurato 7 mt? Per forza che la spigola non stava più mangiando, la nostra altezza era completamente sballata… Ma come è potuto accadere?
Dopo un po’ ci arriviamo: il nostro semino di caucciù, quando stavamo recuperando la spigola, anziché scavalcare l'anello passafilo apicale, vi è rimasto bloccato a causa del peso del pesce, e la lenza ha cominciato a scorrere all'interno del semino, accorciando di fatto il fondale di ben 5 mt. L'acqua presente sul filo ha funzionato da lubrificante, in più era buio e non ci siamo accorti di nulla
Il giorno successivo però non ci facciamo più fregare. A casa smontiamo il calamento, sfiliamo il semino di caucciù e lo buttiamo in pattumiera. Già che ci siamo, buttiamo in pattumiera anche la bustina in cui ci erano avanzati gli altri 4 semini, così, tanto per non farci tentare più dal loro uso…
Andiamo nel negozio di merceria presso il quale si servono nostra madre, nostra moglie o nostra nonna e chiediamo alla merciaia di darci un rocchetto di filo da ricamo per uncinetto del diametro 0.35/0.40 : lo testiamo stirandolo tra le nostre mani sino a trovarne una marca molto resistente. Tra quelli più resistenti, se lo trovate, c’è questo:
Con il filo da ricamo confezioniamo un bel nodino di fermo sulla nostra lenza. Si tratta di un semplicissimo nodo UNI a 5 o 6 spire:
poi a seguire infiliamo una perlina, quindi il galleggiante scorrevole, poi un'altra perlina ed infine facciamo un altro nodino inferiore per evitare che l'asta del galleggiante, quando è piegata all’ingiù, vada ad interferire con i pallini spaccati (è sufficiente che tra antenna e pallini rimangano 2 cm)
Avvolgiamo il tutto nella scaletta avvolgi lenza, mettiamo uno o due elastici per bloccare la scaletta sul pedone della canna e siamo pronti ad affrontare un'altra giornata di pesca, finalmente sicuri che il nostro nodino non verrà bloccato come il semino dall'anello apicale. Una volta nello spot, sposteremo il nodino superiore su o giù per adattare la lunghezza del calamento all’altezza del fondale. Col passar del tempo, il nodino si allenta a forza di spostarlo su e giù per ricercare il fondale, ma con uno spillo o con il puntalino dello slama pesci lo disfiamo e ne facciamo uno nuovo: il nostro rocchetto di filo da ricamo ci basta e avanza per tutta la nostra vita di pescatori.
Perché usare il filo di cotone da ricamo? Perché è sufficientemente morbido per non intaccare il nylon e contemporaneamente è sufficientemente resistente durante l'assuccata del nodo (chiaramente dalla merciaia proviamo vari fili di cotone sino a trovare quello più resistente). Prima di spostare il nodino su e giù, lubrificarlo con acqua.
Calamento con galleggiante scorrevole e torpilla
La preparazione di questo calamento è identica a quella precedente, solo che i pallini spaccati vengono sostituiti da una torpilla classica o compatta (short diamond drop).
Siccome la torpilla è scorrevole, andrà a battere sul nodo tra lenza madre e micro girella. Per evitare l’usura del nodo, mettere tra torpilla e la girella uno spezzoncino di silicone per fungere da salvanodo. Per tutto il resto, seguire esattamente quanto già visto con i pallini spaccati:
Quando usare calamenti zavorrati con pallini e quando con torpilla
Anche se il peso globale dei pallini è identico a quello della torpilla (p.e. 2 gr), i pallini discendono molto più lentamente verso il fondo di quanto non faccia la torpilla, in quanto questa ‘concentra’ il proprio peso in una massa unica e compatta, e quindi la massa d’acqua oppone una minor resistenza all’affondamento. Pertanto (ammettendo che i pesci mangino in prossimità del fondo e non distante dalla nostra postazione) è preferibile usare la torpilla quando il fondale comincia ad essere elevato (p.e. da 5 mt in su). I pallini, affondando più lentamente, potrebbero essere trascinati lontano dalla zona di pascolo.
Per contro, i pallini conferiscono al calamento quel caratteristico andamento a ‘vela’ che in tantissime circostanze si dimostra molto più catturante dell’andamento più verticale che la torpilla conferisce al calamento. La scelta tra un tipo di zavorra e l’altro non può comunque prescindere dall’altezza del fondale, per cui possiamo arrivare al compromesso di usare i pallini spaccati quando il fondale si mantiene entro i 5 mt, e la torpilla con fondali superiori
C’è poi da notare che la gestione di un calamento zavorrato con i pallini è molto più facile se si utilizzano canne lunghe (da 6 mt in su), mentre, al contrario, il calamento zavorrato con la torpilla si gestisce molto meglio con le canne corte, che si trovano in difficoltà con i calamenti zavorrati con pallini (anche per la lunghezza che può avere il ‘drop’ tra il galleggiante e l’amo, che potrebbe essere troppo lungo rispetto alla lunghezza della canna).
In via teorica si potrebbero abbinare queste combinazioni:
• fondale sino a 5 mt: canna lunga (minimo 6 mt) e calamento con pallini spaccati
• fondale oltre i 5 mt: indifferentemente canna lunga o corta e calamento con torpilla
Dal punto di vista pratico, le due soluzioni andrebbero testate nello spot, e ciò è fattibile senza troppi tribolamenti se ci portiamo dietro due canne armate in modi differenti e provarle entrambe sino a trovare quella che da i migliori risultati.
Un altro fattore da tener presente nella scelta tra i due calamenti è la velocità della corrente: più questa è forte, meglio si comporta il calamento zavorrato con la torpilla, che risente di meno della sua influenza.
La scelta del tipo di galleggiante
La scelta del galleggiante tra fisso e scorrevole è legata principalmente alla lunghezza della canna: una canna corta potrebbe non essere in grado di supportare un galleggiante fisso, in quanto questo andrebbe a battere sull’anello apicale nella fase di recupero (il ‘drop’ tra il galleggiante e l’amo potrebbe essere troppo lungo rispetto alla lunghezza della canna). In tutti i casi, una canna corta gestisce molto meglio un galleggiante scorrevole di uno fisso.
La forza delle correnti influisce sulla forma del galleggiante:
• con correnti forti sarebbe più opportuno usare galleggianti dal corpo sferico o a oliva
• con correnti medie, a goccia rovesciata (parte più grossa del corpo in alto)
• con correnti deboli, a goccia o affusolato
Per quanto riguarda la deriva, è preferibile che sia in carbonio, in quanto più flessibile e robusta di altri materiali (quella in legno si spezza facilmente, quella in metallo potrebbe piegarsi e quella in fibra di vetro potrebbe sfogliarsi).
Come antenna è preferibile quella amovibile, in quanto sostituibile con la starlight per la pesca notturna.
Costruzione artigianale degli stick float per gli appassionati del fai da te
La materia prima per costruire il corpo è di facilissima reperibilità e costa proprio due soldi: la comunissima cannuccia di plastica per le bibite. Insieme ad altri pochi accessori si possono costruire galleggianti stick float che poco hanno da invidiare a quelli commerciali per funzionalità ed estetica. Sono solo leggermente più delicati, ma anche se durano un po’ di meno possiamo costruirli in quantità ‘industriale’ tale da non creare il minimo problema.
A lavoro finito, il galleggiante si presenta così:
OCCORRENTE
Confezione di cannucce da bibita.
Micro raccordo in plastica a tre vie che si utilizza per le irrigazioni a goccia da giardino.
La forma e le dimensioni indicate in figura sono tassative
Si trovano presso i rivenditori di articoli da giardinaggio, concimi, sementi, agricoltura e simili. Costano pochi centesimi, per cui potete farvene una buona scorta. E’ importante la forma e le dimensioni riportate nel disegno, per poterle utilizzare con le cannucce
Spezzone di guaina in gomma o silicone
Potete usare qualsiasi guaina che abbia una consistenza gommosa o siliconica che sia in grado di sostenere l’antenna del galleggiante (o la starlight) da 3 mm anche quando frustiamo con decisione durante il lancio, oltre a consentirci la loro sostituzione con facilità.
Le misure dello spezzone sono indicate in figura (personalmente l'ho ricavato da un vecchio cavetto che i chitarristi usano per collegare la chitarra elettrica all'amplificatore)
Micro girella – Stik di colla termica – Candela – Spiedino di legno – Torpilla
• Micro girella: serve per collegare il galleggiante alla lenza. Usate la misura del 18 a “barilotto” e di qualità dozzinale, in quanto non dovendo sostenere alcuno sforzo è inutile acquistare quelle più care.
• Stick di colla termica: è il classico bastoncino di silicone che si usa con la pistola termica per incollare materiali vari. Dato l’uso discontinuo, è molto più pratico usare la candela anziché la pistola per scaldare lo stick, il quale, oltre che incollare, crea volume ed ottura i fori per impedire l’ingresso dell’acqua nel galleggiante.
• Candela: serve per riscaldare gli stick di colla termica
• Spiedino di legno: oltre che a contribuire ad otturare i fori, crea un’anima solida per la guaina porta-antenna, impedendone lo schiacciamento durante l’inserimento della starlight.
• Torpilla: serve per tarare il galleggiante con precisione. Siccome possiamo costruire galleggianti con grammature diverse (da 0.5 a 3 gr), ne serve una per ciascuna di queste grammature: 0.5 – 1.0 – 1.5 – 2.0 – 2.5 – 3.0.
Filo da ricamo
Serve per fissare la micro-girella al galleggiante.
Strumenti di lavoro
• Piccolo seghetto da ferro
• Piccola morsa da banco
• Pinze
• Forbici
• Taglierina
COSTRUZIONE
Ritaglio dei braccetti dal micro raccordo
Per il galleggiante utilizzeremo solo i due braccetti del micro-raccordo. Sono di plastica dura, pertanto non possiamo usare le tronchesine per separarli dal corpo centrale, in quanto si spaccherebbero, e per lo stesso motivo non possiamo usare neanche la taglierina. Dobbiamo usare il seghetto e la morsa, senza la quale il taglio risulta molto problematico, se non impossibile. Tenendo fermo con le dita il beccuccio svasato di uno di questi due braccetti, posizioniamo la lama del seghetto il più attaccata possibile al corpo, in modo che il braccetto, una volta tagliato, risulti il più lungo possibile. Procediamo al taglio e mettiamo il braccetto in un contenitore. Adesso tagliamo anche il secondo braccetto. Una volta segati entrambi i braccetti, il corpo centrale non serve per il galleggiante, ma conserviamolo comunque nel caso ci venga in mente qualche altra "diavoleria" con cui sfruttarlo. Già che ci siamo, tagliamo una decina di braccetti:
Adesso, solo per toglierci lo sfizio di un’anteprima dell’abbozzo, infiliamo un braccetto in una cannuccia: il beccuccio svasato farà da fermo corsa, conferendo anche una certa estetica alla punta del galleggiante. Dentro il beccuccio infiliamo una girella per metà della sua lunghezza: questo sarà l'aspetto finale che assumerà la punta del galleggiante
Ritaglio dei segmenti di guaina e di spiedino
Ritagliamo alcuni spezzoni di guaina della lunghezza di 15 mm e riponiamoli sempre nel contenitore insieme ai braccetti. Per impedire l’ingresso dell’acqua ed anche lo schiacciamento della guaina (quando con le dita terremmo il galleggiante per infilarci l’antenna o la starlight), dobbiamo inserire dentro lo spezzone di guaina un pezzo di spiedino di legno:
• dapprima infiliamo un’antenna o una starlight da 3 mm, infilandola per non più di 5 mm
• ritagliamo con la taglierina la punta acuminata dello spiedino (che butteremo via)
• stendiamo un po’ di colla siliconica sullo spiedino (riscaldando lo stick con la candela), poi infiliamolo pian piano dentro la guaina con moto rotatorio sino ad arrivare alla starlight
• dopo pochi secondi la colla è già asciutta, tagliamo la parte eccedente dello spiedino, lasciandone un peduncolo di 3 – 4 mm, e delicatamente con le dita e le unghie togliamo la colla in eccesso
Questi spezzoni di guaina così preparati andranno successivamente infilati nella cannuccia nel lato opposto al beccuccio. Per il momento montiamo un buon numero di spezzoni e riponiamoli nel contenitore.
Assemblaggio delle testine del galleggiante
• ritagliamo 40 cm di filo da ricamo, doppiamolo ed infiliamolo in un anello della girella. Ripieghiamo ad U il filo facendo in modo che la girella venga a trovarsi al centro
• infiliamo i due capi dentro il braccetto dalla parte del beccuccio fino a farli fuoriuscire dall'altra parte
• tiriamo con delicatezza i due capi per far penetrare metà della girella dentro il beccuccio: se abbiamo tirato troppo, usiamo un paio di pinze per riportarlo fuori
• adesso ripieghiamo in direzione della girella il capo 1 del filo distendendolo sul braccetto
• avvolgiamo, con spire ravvicinate, il capo 2 intorno al capo 1
• avvolgiamo sino ad arrivare alla svasatura del beccuccio, dove bloccheremo il capo 2 con un semplicissimo nodo
• tagliamo a filo le bave eccedenti e proviamo la tenuta della girella tirandola verso l'esterno del beccuccio: se la legatura è stata fatta bene, la girella non si sposterà di un millimetro
Adesso bisogna otturare bene il foro del braccetto per impedire l'entrata dell'acqua:
• impregniamo di colla stick lo spiedino e infiliamolo con moto rotatorio all'interno del braccetto, favorendo l'ingresso di quanta più colla possibile
• con questa operazione abbiamo ottenuto due scopi: impedire l'ingresso dell'acqua e rafforzare la tenuta dei due capi di filo mediante la pressione dello spiedino
• dopo pochi secondi la colla è già asciutta e togliamone delicatamente con le dita e le unghie l'eccesso
• tagliamo lo spiedino lasciando un peduncolo di 3 – 4 mm.
Prepariamo in questo modo un buon numero di testine.
Incollaggio della testina alla cannuccia
Ad un certo numero di cannucce tagliamo la parte corta a partire dalla zigrinatura (quella che serve per piegare la cannuccia) in quanto inutilizzabile. Tanto per avere dei numeri, facciamo questo lavoro su 10 cannucce
Adesso dobbiamo infilare ed incollare la testina così preparata dentro ogni cannuccia. Riscaldato lo stick, spalmiamo di colla il braccetto della testina ed infiliamolo con lentezza e con moto rotatorio all'interno della cannuccia, fino a quando non viene fermato dalla sua svasatura. Anche se il braccetto è leggermente più sottile della cannuccia, l’abbondante colla siliconica formerà il volume necessario a colmare la differenza. Dopo pochi secondi la colla è già asciutta e con delicatezza togliamo con le dita e le unghie quella eccedente.
Nota: i primi assemblaggi forse non verranno ottimali in quanto bisogna sperimentare sia la temperatura della colla che il suo quantitativo, per cui siate un po’ pazienti…
Assembliamo in questo tutti gli atri 9 galleggianti, trascurando però per il momento l’assemblaggio del segmento porta starlight che vedremo nel paragrafo subito successivo.
Taratura del galleggiante e preparazione delle matrici
Adesso viene la parte più impegnativa del lavoro: la taratura del galleggiante. Ovviamente conviene preparare una matrice per ogni grammatura. Come abbiamo detto all’inizio, possiamo preparare galleggianti che possono reggere 0.5 – 1.0 – 1.5 – 2.0 – 2.5 – 3.0 gr (i più pignoli possono preparare anche tutte le tarature intermedie, tenendo però presente che occorrono anche tutte le torpille di peso intermedio…..).
Oppure possiamo preparare galleggianti anche mono-grammatura, se le nostre abitudini di pesca sono quelle di utilizzare solo una determinata grammatura (p.e. galleggianti da 2 gr). Il mio suggerimento è di prepararvi le matrici per più grammature, in quanto così sono già pronte se un domani cambiamo idea, ed evitiamo di ripetere l’operazione di taratura più volte nel futuro.
Una cannuccia standard dovrebbe avere queste misure originali: lunghezza mm 240, diametro mm 5 (ho detto dovrebbe in quanto dipende dalla marca: per evitare di trovarvi tra le mani cannucce di dimensioni varie, vi suggerisco di farvi una buona scorta di cannucce monomarca, costano davvero una stupidaggine).
La lunghezza massima utilizzabile (dopo aver eliminato il pezzo eccedente della zigrinatura) è di 182 mm (cioè sino alla base della zigrinatura). Questa lunghezza massima (per una cannuccia con un diametro di 5 mm) è in grado di reggere sino a 3 grammi.
Per poter preparare le matrici, prendiamo uno dei galleggianti che abbiamo allestito in precedenza, che ha la lunghezza della cannuccia di 182 cm, ed infiliamo nella parte libera della cannuccia una delle guaine porta starlight che avevamo preparato agli inizi, ma senza usare la colla per fissarvela. Infiliamo la guaina (comprensiva di starlight o di antenna) sino a lasciarne fuori 5 mm
Riempiamo d’acqua una bottiglia di plastica sino all’orlo, infiliamo un pezzo di nylon dentro la torpilla da 3 gr e leghiamo la torpilla all'anello della girella (lo spezzone di giunzione dovrà essere corto, altrimenti la torpilla rischia di toccare il fondo della bottiglia). Immergiamo il galleggiante con la torpilla: la taratura sarà perfetta solo quando dal pelo dell'acqua fuoriescono i 5 mm della guaina. Se la guaina sporge di più, sfiliamola dalla cannuccia e ritocchiamo la cannuccia con le forbici di pochi millimetri alla volta sino ad ottenere questa taratura perfetta.
Nota: lasciamo immersa la cannuccia il meno possibile per evitare infiltrazioni d’acqua (ricordiamoci che la guaina porta starlight non è incollata).
Una volta ottenuta la taratura perfetta, togliamo dall’acqua il galleggiante, sfiliamo dalla confezione del nostro lotto di cannucce una cannuccia ancora vergine e ritagliamola alla stessa precisa identica lunghezza del galleggiante appena tarato e scriviamoci sopra "3 GR" col pennarello a punta fine che si usa per i CD.
Conserviamo con cura questa cannuccia perché sarà la matrice di tutti i nostri futuri galleggianti da 3 gr: per ottenere una nuova cannuccia in grado di sostenere i 3 gr, sarà sufficiente farla della stessa precisa identica lunghezza di questa matrice.
Nel galleggiante appena tarato sostituiamo adesso la torpilla da 3 gr con quella da 2.5 gr e procediamo alla nuova taratura ritoccando con le forbici, a piccolissimi pezzi, la lunghezza del galleggiante sino ad ottenerne la perfetta taratura per i 2.5 gr.
Una volta ottenuta la taratura perfetta per i 2,5 gr, togliamo dall’acqua il galleggiante, sfiliamo dalla confezione del nostro lotto di cannucce una cannuccia ancora vergine e ritagliamola alla stessa precisa identica lunghezza del galleggiante appena tarato e scriviamoci sopra "2,5 GR".
Conserviamo con cura questa cannuccia perché sarà la matrice di tutti i nostri futuri galleggianti da 2,5 gr.
Proseguiamo in questo modo con il resto delle torpille sino a ricavare tutte le matrici a grammature differenti che ci interessano. In pratica, usando un unico galleggiante semi-assemblato, abbiamo ricavato tutte le matrici che ci interessano. E’ importante, come detto nella nota poco sopra, che queste operazioni siano un po’ veloci per evitare infiltrazioni d’acqua che falserebbero la taratura.
Assemblaggio definitivo del galleggiante per l’utilizzo
Servendoci delle matrici che abbiamo creato, ritagliamo le cannucce della confezione alle varie lunghezze per assemblare vari galleggianti con varie grammature. Man mano che ritagliamo una cannuccia, scriviamoci sopra col pennarello a che grammatura si riferisce. Quando abbiamo una buona scorta di cannucce di varie grammature, procediamo all’assemblaggio dei galleggianti, che consiste semplicemente nell’impregnare di colla siliconica le varie testine e le varie guaine già preparate in precedenza e di inserirle nelle cannucce. Appena la colla si asciuga, con delicatezza togliamo con le dita e le unghie quella eccedente.
I galleggianti sono pronti per l’uso.
Recupero dei pezzi da un galleggiante danneggiato
Come detto all’inizio, il corpo di questi galleggianti non è troppo resistente alla pressione, per cui a lungo andare si danneggiano. Le testine ed i segmenti porta starlight sono invece molto resistenti, pertanto, prima di buttare il vecchio galleggiante, recuperiamole in quanto possiamo riutilizzarle numerosissime volte.
ragazzi mi sapete dire qualcosa sul pasturatore? Per la pesca bolognese si usa se si come e quando bisogna utilizzarlo?? grazie mille
Reggicanna per bolognese
Chi non dispone di un sedile su cui assemblare un reggicanna per bolognese, può ricorrere al praticissimo mini tripode
Se invece si dispone di una sedia 'da regista' o di una panchetta, il reggicanna può essere costruito facilmente sagomando due tondini di alluminio, di ferro o di acciaio dal diametro di 6 mm in modo da formare due staffe
Le due staffe possono essere posizionate in modo fisso, oppure in modo rimovibile per non dare fastidio durante il trasporto
Personalmente non uso mai il pasturatore con la canna bolognese. Dovrai attendere la risposta di qualcuno che lo usa.
Personalmente non uso mai il pasturatore con la canna bolognese. Dovrai attendere la risposta di qualcuno che lo usa.
nonnoroby scusami se ti stresso il mini tre piede lo trovo in tutti i negozi di pesca di cosa devo chiedere di preciso? Quanto riguarda il pasturatore non lo usi per una tua personale opinione? Oppure non si usa con la bolognese?
Dovresti trovarlo facilmente in tutti i negozi di pesca, in quanto è usatissimo anche per il rockfishing per appoggiare la canna quando il braccio comincia a stancarsi. Puoi richiederlo come 'mini treppiede o mini tripode', lo riconosci facilmente perché non ha le gambe telescopiche come il tripode classico che si usa nella pesca a fondo, ed è alto meno della metà.
Il pasturatore per bolognese non è molto diffuso, in quanto può essere utilizzato solo al posto del galleggiante. Ripeto, io non l'ho mai utilizzato per cui non voglio darne un giudizio ne positivo ne negativo, però ritengo che la sua efficacia maggiore la dimostri quando stai pescando quasi in superficie, proprio per la posizione alta del pasturatore (cioè al posto del galleggiante). Quello in figura è della Stonfo:
Il pasturatore classico, che puoi attaccare al calamento per pasturare a profondità maggiori, richiederebbero un galleggiante molto grosso per sostenerlo, ed è per questo che non lo uso. Pertanto, siccome non pesco in superficie ne uso galleggianti grossi, non utilizzo ne l'uno ne l'altro.
Purtroppo non ti resta che aspettare l'intervento di qualche utente che utilizza il pasturatore con la bolognese per avere maggiori informazioni.
Ad essere sincero, non ho mai sentito la necessità di mettere un pasturatore sulla bolognese, in quanto mi sono trovato sempre bene con la pasturazione 'manuale' descritta in uno dei post precedenti.
Ciao a tutti e da un bel po che giro su questo forum, mi sono anche presentato un po di tempo fa però non ho mai scritto nulla su consigli e tecniche e cose varie, diciamo che ho osservato tutti i topic riguardanti la pesca alla bolognese e sono rimasto con i miei dubbi e il mio modo di pescarci, la pratico da 1 mese grazie alle vostre immagini di tecniche di montaggio ho cominciato a capire come funzionasse la bolognese, in questo periodo per quelle volte che ci sono andato ho preso un'orata da 550 grammi e un occhiata da 300 grammi e l'ombra di una regina che solo al tocco stavo avendo un infarto, ma comunque vi sto scrivendo per avere dei consigli diciamo più precisi riguardanti la mia montatura, magari per capire che cosa sbaglio, io uso una canna da 3 metri e 60 con mulinello, con lenza madre bobbinato Tirabucco dello 0.18 in carbonio, poi uno stoppino in cotone rosso, galleggiante a penna con girellina scorrevole da 4 grammi, poi una torpilla da 3 grammi, poi a seguire una microgirella N.20 con un terminale da 1 metro dello stesso 0.18 in carbonio poi metto una piccolissima pallina di piombo a 50 cm a metà del terminale ed in fine un amo piccolo N.10, questa è la montatura che uso io per andare a pescare in un porto dove il fondale è massimo 3 metri, vorrei solo capire se in tutto questo c'è qualcosa che non vada bene grazie tante a chi mi saprà rispondere e complimenti per questo bellissimo spazio dedicato all'arte della pesca
Mulinelli da bolognese
Il tallone d'Achille dei mulinelli da bolognese è la frizione. Avendo a che fare con fili sottilissimi, la frizione di questi mulinelli non deve essere buona, deve essere perfetta. Ecco perché non ci deve stupire che alcuni mulinelli in miniatura a volte costino il doppio di pari mulinelli di misura maggiore usati per esempio a fondo. Ma anche la meccanica deve essere perfetta, con gli ingranaggi composti da materiali selezionati che non si usurino dopo le prime 'testate' di quei pesci che abbiamo sognato di catturare nelle nostre vigilie di pesca.
Esistono tre tipi di frizione: quella con comando anteriore, quella con comando posteriore e quella che unisce al comando posteriore un ulteriore comando aggiuntivo che consente sia la liberazione immediata della bobina, sia il suo indurimento immediato al carico di rottura del filo, sia una regolazione intermedia più fine della frizione durante il combattimento:
La maggiore o minore efficacia di un sistema rispetto all'altro non è scontato, in quanto dipende dalla marca e dal modello del mulinello, per cui abbiamo certi modelli che funzionano meglio con la frizione anteriore ed altri invece con la frizione posteriore. Personalmente preferisco il terzo sistema, che in caso di ferrata di un pesce di taglia mi consente una regolazione più immediata della frizione (il comando è composto da una levetta facilmente regolabile con la stessa mano con cui tengo la canna).
Una prerogativa molto importante della frizione è la sua progressività costante. Cerco di spiegare questo concetto con un esempio: ammettiamo che per passare dalla posizione di bobina libera a quella di bobina bloccata occorrano 5 giri completi del pomello di comando. Se la progressività della frizione è costante, al secondo giro la bobina si indurisce per un quarto, al terzo giro si indurisce a metà, al quarto giro si indurisce per tre quarti e al quinto giro completo si blocca. Prendiamo in considerazione il passaggio dal quarto al quinto giro e immaginiamo che sulla bobina ci siano segnate 8 tacche:
Quando giro il pomello dalla tacca 0 alla tacca 1, la bobina si indurisce un pochino di più. Quando giro il pomello dalla tacca 1 alla tacca 2, la bobina si indurisce ancora un pochino di più, così come quando passo dalla tacca 2 alla 3, dalla 3 alla 4 e così via. Quando arrivo alla tacca 7, la bobina è durissima, ma non ancora bloccata, perché il blocco totale deve avvenire solo quando arrivo nuovamente alla tacca 0.
Questo è quello che intendo per frizione progressiva costante, che sembra un dato scontato ma invece non lo è assolutamente, se il mulinello non è di ottima qualità. La maggior parte dei mulinelli a basso costo hanno una frizione molto irregolare, per esempio al quarto giro mi bloccano la bobina quando ancora mi manca da fare un giro completo del pomello di comando, oppure mi tengono la bobina morbidissima quando sono solo al terzo giro, anziché indurirla a metà, e così via.
La progressività costante della frizione è importantissima in quanto mi consente di regolarla sul carico di rottura del filo che ho usato come bracciolo, in quanto la frizione serve, si, per stancare il pesce, ma serve anche e soprattutto per evitare la rottura del sottilissimo bracciolo. In pratica, il pesce va stancato tenendo sotto stretta sorveglianza il carico di rottura del filo: quando sentiamo che questo limite sta per essere superato, dobbiamo allentare la frizione, per poi subito riportarla al limite del carico di rottura quando il pesce si concede una pausa. E così via sino alla resa finale del pesce.
A seconda del carico di rottura del filo, non è detto che dobbiamo tenere in considerazione l’ultimo giro del pomello di comando: magari l’ultimo giro indurisce troppo la bobina, per cui il ragionamento delle tacche non dobbiamo farlo sull’ultimo giro ma sul penultimo. Oppure sul terzultimo se anche il penultimo indurisce troppo la bobina per quel carico di rottura. E così via, tenendo sempre presente il carico di rottura del bracciolo.
Altra cosa importante da tenere sempre presente è che la frizione ‘non deve fare tutto da sola’, ma che una grossissima mano nello stancare il pesce gliela deve dare la canna. Personalmente l’abbinamento che ormai utilizzo da tantissimi anni è il seguente: un mulinello taglia 1000 con frizione a doppio comando, una canna da 6 mt con azione di punta (‘super strong’), filo in bobina diametro 0.16 e filo per bracciolo del diametro 0.12, in quanto, sulla carta, punto ormai alla cattura di spigole ed orate di taglia: ma questo armamento mi consente di catturare qualsiasi tipo di pesce, dallo sparlotto alla triglia, dal sarago alla mormora, dal muggine all’occhiata, solo per nominare i primi pesci che mi vengono in mente. Quindi niente ‘bave’ 0.06/0.08, sia perché le catture avvengono ugualmente con i fili più grossi, sia perché non rischio di perdere quelle prede che mi danno maggiori soddisfazioni. Anche se lo 0.12 ha un carico di rottura molto maggiore di uno 0.06, tuttavia anch’esso ha un limite, ecco perché preferisco orientarmi su un mulinello con la frizione a progressione costante.
La taglia dei mulinelli da bolognese è molto contenuta: va dai ‘gioiellini’ misura 500 a quella che ritengo la misura massima, cioè la 2500. La taglia 500 e la 1000 sono quelle che preferisco di più, e l’adorazione per questi mulinelli mi è venuta fin da ragazzo quando i pescatori bolognesi frequentavano il nostro stagno per la pesca alle carpe con ‘cannoni’ da 8 mt in cui montavano questi micro mulinelli, canne e mulinelli che qualche anno più tardi usarono in mare per pescare le orate e le spigole che allora abbondavano nella mia zona in taglie ormai rare. Il ‘canto’ di quelle frizioncine mi è sempre rimasto impresso e da allora ho sempre usato le misure 500 e 1000. Certamente si corrono rischi maggiori, ma una volta conosciuta alla perfezione la propria canna, sono rischi che si possono affrontare, a patto che nelle vie di fuga delle prede non ci siano ostacoli (ma questo vale anche per mulinelli di taglia maggiore).
Una volta la Daiwa produceva mulinelli da bolognese che erano dei veri e propri gioielli, pertanto se vi capita di trovarli ancora presso il vostro negoziante o su Internet non esitate a comprarli anche se sono fuori catalogo da svariati anni (perché mulinelli così non li fanno più…). Attualmente come alta qualità c’è la Shimano, che ha in catalogo molti modelli che arrivano sino alla taglia 1000 e 2500.
Ciao Sampei88,
la canna è un pò corta (dovrebbe essere di almeno 4 mt), ma se non puoi permetterti di comprartene una, pazienza, continua ad usare quella.
Personalmente ti suggerirei di mettere in bobina uno 0.16, usare un bracciolo lungo 150 cm da 0.12 ma senza alcun pallino, un galleggiante scorrevole a penna da 2 gr ed una torpilla da 2 gr.
L'amo N.10 va bene se come esca usi i vermi od il gamberetto vivo, ma se usi il bigattino sostituiscilo con un amo N.14.
I miei spot preferiti per pescare con la bolognese
Qui sotto elenco i tipi di spot che frequento con la bolognese, elencandoli nell'ordine di maggior resa (ma anche di maggior divertimento e rilassatezza):
1° – Pontile.
Il pontile che si protende dalla spiaggia per un 80-100 mt sembra creato apposta per la pesca con la bolognese in quanto presenta tutte le caratteristiche ideali per questo tipo di pesca. La piattaforma appoggiata su pilastri consente il libero passaggio dell'acqua da una parte all'altra, ma soprattutto consente di posizionarmi a favore di corrente quando questa è trasversale al pontile stesso. Posizionandomi con le spalle alla corrente, calo l'esca 'a piombo' sotto i miei piedi e lascio che sia la corrente a trasportarla lentamente sino a quando non avviene l'abboccata. Questo facilita tantissimo anche la pasturazione, che faccio calare anch'essa 'a piombo' sotto i miei piedi e che viene trasportata lentamente dalla corrente nella zona in cui staziona l'esca. Non è necessario far allontanare molto l'esca, a volte bastano pochi metri, raramente è necessario farla allontanare più di 15 mt.
Quando cambia la corrente, è sufficiente posizionarmi sull'altro lato del pontile. Spesso le catture più interessanti avvengono proprio sotto il pontile stesso, rasente i pilastri (saraghi, orate e le stesse spigole), basta non spostarmi quando cambia la corrente e pescare con il galleggiante sotto il pontile.
Dal pontile ho catturato di tutto, essendo un forte richiamo per molte specie di pesci.
2° – Canale scolmatore.
I canali scolmatori di bacini di acque dolci sono un potentissimo richiamo per tutti i tipi di pesci per il flusso ed il deflusso delle maree che favoriscono il frammischiamento tra acque dolci e salate. Nel canale scolmatore si può pescare veramente di tutto.
3° Banchine del porto.
La pesca con la bolognese dalle banchine del porto è paragonabile a quella effettuata dal pontile, con la sola differenza che la corrente che si forma è laterale (da sinistra a destra e viceversa), mentre è assente la più comoda corrente perpendicolare alla nostra postazione. Le banchine dei porti rappresentano uno dei punti migliori per la pesca con la bolognese perché si pesca di tutto e perché sono di estrema comodità. Purtroppo non in tutti i porti è consentito pescare per motivi di sicurezza, ma la dove è consentito, per quei fortunati pescatori è come trovarsi in un paradiso terrestre.
4° Banchine del porticciolo.
Le banchine del porticciolo non sono altrettanto comode come quelle del porto, sia perché sono strette sia perché le barche sono ormeggiate molto ravvicinate tra loro. Inoltre la presenza dei cavi di ormeggio (galleggianti o meno) ci costringono a degli slalom che con il pesce in canna non sono troppo agevoli. Se però rintracciamo una postazione dove farci un comodo ‘nido’, le catture non mancano di certo. Anche nei porticcioli si può catturare di tutto.
5° Massi frangiflutti di porti e porticcioli.
Non è certamente come pescare dalle banchine, ma se riusciamo ad arrivare prima degli altri a quel famoso masso largo e piatto sollevato di 50 cm sul livello del mare è fatta! Anche i massi frangiflutti offrono una varietà davvero notevole di pesci. Tra i massi è facile reperire i gamberetti vivi da pescare con la nassa.
6° Scogliere basse.
Le scogliere non troppo alte sul livello del mare sono un buon punto per pescare con la bolognese. I tipi di pesci catturabili cominciano a variare rispetto a quelli visti nei punti precedenti: qui la fanno da padroni le occhiate, le aguglie, i saraghi, tutti i pesci da zuppa, ma non manca neanche sua maestà la spigola. Ovviamente le condizioni del mare devono essere da calmo a poco mosso, perché oltre a rischiare di farci una bella doccia, il nostro galleggiante verrebbe sballottato in continuazione, con la probabilità di arroccare l’amo. La scogliera bassa rappresenta comunque un ottimo spot per divertirsi.
7° Foce del fiume.
La foce del fiume rappresenta un ottimo spot per insidiare la spigola, ma purtroppo bisogna fare i conti con le correnti perenni, che in certi periodi dell’anno sono troppo sostenute. Per questo motivo non frequento molto le foci, perché la pesca con la bolognese fatta in questi luoghi anziché rilassarmi mi innervosisce assai.
8° Pesca dalla spiaggia.
Ho classificato per ultimo lo spot della spiaggia perché è quello che mi ha dato meno soddisfazioni di tutti, sia in termini di catture che di luogo agevole per pescare con la bolognese. Anzitutto le condizioni del mare devono essere da calmo a poco mosso, in caso contrario lo spiaggiamento del galleggiante non si fa attendere, e queste condizioni si presentano soprattutto nel periodo estivo, quando subentra il problema dei bagnanti. Poi, detto sinceramente, pescare con la bolognese dalla spiaggia non mi diverte affatto. Per quanto mi riguarda, la spiaggia è lo spot ideale per pescare a fondo (beachledgering, PAF o surf casting). Nella mia zona, forse sono l’unico che si è dedicato alla pesca con la bolognese dalla spiaggia. La spiaggia è più adatta alla pesca all'inglese che con la bolognese.
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